In uno degli stadi tempio del calcio, si sfidavano una delle squadre leggenda di questo sport (probabilmente in un ciclo che è al viale del tramonto) e una squadra che da anni cerca di uscire dal suo regno (la Francia) per diventare anche essa una delle regine d'Europa.
Gara fra Barcellona e Paris Saint German, in uno scontro che vedeva contrapposti anche 2 giocatori simbolo di 2 epoche. Da una parte Lionel Messi, argentino con il blaugrana della Catalogna addosso da sempre, e dall'altra Kylian Mbappè, giocatore francese giovanissimo che è già il simbolo e l'icona di questo nuovo decennio e che è candidato a diventare il nuovo numero 1 mondiale.
E' una riflessione da tifoso si, ma anche da analista del calcio, volendo approfondire questo punto per vedere se in effetti sia possibile trovare una qualche causa oggettiva e non fare solo dei discorsi generici basati su un qualche luogo comune.
Il che ci porta ad una considerazione: che non sempre una partita è bellissima quando tutte le squadre in campo giocano bene. Cioè se entrambe le squadre giocano bene e non commettono errori, lo spettacolo ne risente. Vero... ma non completamente.
E' questa, infatti, una filosofia che spesso abbiamo sentito in Italia. Penso fosse Sacchi (ma se non è così, correggetemi) che disse che se entrambe le squadre giocano perfettamente, la partita finisce zero a zero. Reputo questa idea totalmente sconclusionata. Perchè dimentica un particolare. Che nel calcio è fondamentale: l'abilità del singolo, la giocata da campione, il numero in se e per se.
Gli ultimi decenni hanno portato il calcio verso una esasperazione tattica che, secondo il mio modesto parere, sta creando ormai più danno che altro. Una buona organizzazione tattica è NECESSARIA e ogni giocatore dovrebbe ricordarsi che gioca in una squadra e non da solo. Questo è ovvio.
Ma un calciatore non è un ingranaggio di una macchina. A cui puoi dire quali siano i suoi compiti dal primo all'ultimo minuto. Un calciatore è, anche, un artista dello sport che pratica. C'è creatività, c'è inventiva, c'è coraggio, c'è talento.
Abbiamo messo Mbappè in copertina come simbolo di tutto questo. Un giocatore secondo me straordinario che ha ancora un incredibile potenziale da sviluppare. Potentissimo fisicamente con una progressione atletica mostruosa, agile, rapido sul breve e tecnicamente dotato. Ieri segna 3 goal uno più bello dell'altro ma semina numeri su numeri facendo vedere le streghe agli avversari.
O, più semplicemente, prendersi dei rischi.
Se notiamo, i dribling nel calcio sono sempre più rari. La tecnica principe per creare superiorità numerica viene ormai relegata a pochi giocatori. Non in una squadra, in tutto un gruppo di squadre. Ecco perchè poi ti ritrovi di colpo una compagine, il PSG, che schiera: Mbappè (e va beh...) ma anche Verratti, Marquinhos, Paredes, Kurzawa, Kean e mi fermo qui i quali effettivamente giocano al calcio. Corrono, difendono, tengono il campo ma vanno sempre oltre il "compitino".
Ho negli occhi i movimenti dell'ultima partita della Juve di Bernardeschi. Sulla sua fascia di competenza. Non quando difendeva ma quando attaccava. Due binari, procedeva come se andasse su due binari. Arrivava contro l'avversario e si fermava rientrando con l'interno del piede sinistro con sempre il solito movimento rotatorio verso il fianco destro. Per quindi alleggerire di nuovo al difensore più vicino. Avrà fatto questo movimento decine di volte. Sapevi già che lo avrebbe fatto.
Il che potrebbe andar bene, se lo prepari per 9 volte per poi sorprendere l'avversario alla decima con un cambio di passo e un movimento inaspettato. Invece no.
Quindi, quello che penso è che in Italia (e purtroppo anche alla Juve) il problema non sia lo schema tattico o il numero di difensori e attaccanti ma questa sorta di idea tattica generale di essere sempre ben messi in campo. La realtà è che le squadre sono forti quando hanno giocatori forti. Punto e basta.
Se hai i giocatori che giocano, disporli in campo è più semplice. Con le statue o i timidi non vince le champions.
Stasera Porto Juventus. Giocheremo con l'istinto e la voglia del PSG? La differenza sta tutta qui. I francesi vanno a Barcellona per giocarsela e vincerla alla grande. Sapendo di avere di fronte un Barcellona in disarmo ma pur sempre grande squadra (Messi, Busquets, Griezman, Piquè, etc...). I bianconeri andranno in Portogallo con l'idea di giocarsela e vincerla alla grande?
E' qui la differenza. Si andrà per fare "una buona partita". "Si gioca sui 180 minuti". "L'importante è non prendere goal" e tutte amenità del genere. Che forse oggi ti fanno passare il turno (cazzarola abbiamo di fronte il Porto e non il Bayern Monaco o il Manchester City) ma domani ti regalano un modo di pensare e un atteggiamento che non sarà mai vincente.
Perchè è quello il vero cambiamento tattico, essere vincenti nell'idea.
Riflessioni buttate qui e li. E stasera, comunque, Forza Juventus.
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