lunedì 22 marzo 2021

Doveva arrivare il crollo dell'impero romano: Juventus la fine di un ciclo? Forse è anche peggio

Una immagine che probabilmente segna veramente (forse anche di più dell'amara vittoria in Champions sul Porto che ha comunque sancito la prematura esclusione dei bianconeri dal proseguimento verso la coppa dalle grandi orecchie) la fine di un'era.

L'era del presidente Agnelli e del nuovo corso Marotta-Nedved-Conte iniziato un decennio. L'era dello stadium, dell'orgoglio ritrovato e dei record.

Record di punti in un campionato, record di scudetti consecutivi, record di una stagione intera senza sconfitte.

L'era in cui vincere non era importante, era l'unica cosa che contava.

La Juventus perde in casa con il Benevento. Una neo-promossa. Ma anche questo al momento è relativo.
Quello che conta non è la sconfitta in se, anche se in casa e con una squadra di bassa classifica. In un campionato può capire un calo di tensione, un momento di smarrimento, una partita in cui ti gira tutto male. Può capitare un periodo in cui i bioritmi dei giocatori più importanti siano al minimo o in cui le figure chiave si ritrovano infortunate o assenti tutte insieme.

Appare evidente e in questo momento totalmente sicuro che si è chiuso un ciclo ed è finito un modello. Onestamente pensavo e speravo che ci potesse essere una transizione migliore. Anche perchè il vantaggio accumulato era tanto, il fieno in cascina moltissimo. Proprio nel momento in cui si poteva fare il salto di qualità, portando la Juventus da regina incontrastata in Italia ad essere regina in Europa, proprio nel momento in cui puoi schierare tra le tue fila uno dei 2 campioni assoluti di questo sport e uno degli attaccanti più forti di tutti i tempi, proprio nel momento in cui anche la forza economica poteva permettere di gareggiare con le altre big d'Europa....

Proprio in quel momento la dirigenza più quadrata d'Italia, più feroce nella programmazione e nella lungimiranza commette una serie interminabile di errori che l'hanno di fatto portata a sperperare un patrimonio accumulato faticosamente nel breve volgere di un anno e mezzo o poco più.

Se ci guardiamo indietro le ragioni vengono da lontano. E non sono certo il covid, gli stadi vuoti, gli infortuni, Pirlo troppo inesperto e via dicendo. Questi sono al limite fattori di contorno e talvolta effetti.

Le cause sono umane, troppo umane. L'uscita di scena del signor Marotta solo adesso mostra quanto abbia pesato nell'economia della situazione. Chi lo ha sostituito, Paratici, non ha avuto la stessa capacità manageriale e la stessa prudenza. 

Il buon Paratici ha fatto il suo lavoro in modo egregio quando era il braccio destro di chi lo ha preceduto. Ma da solo ha inanellato errori strategici fondamentali.

Non rimpiango a tutti i costi Allegri, come sbagliando fanno adesso molti tifosi. Non perchè pensi male di Allegri. Ma perchè gli stessi che lo piangono sono forse gli stessi che lo hanno fischiato quando è arrivato.
Allegri era giunto alla fine di un ciclo. Forse il rapporto si era logorato e forse la scintilla si era spenta. Allenare una squadra per 5 anni non è moltissimo ma non è neppure poco. Un cambiamento ci può stare.

Il dubbio è che quando il rapporto con il livornese si è interrotto, ci fossero sul piatto altri scenari. Continuo a pensare che Allegri sia stato mandato via o si sia fatto in modo che andasse via perchè c'era sul tavolo un possibile accordo con Guardiola. O un altro allenatore Big. Era quello il definitivo salto di qualità verso il top dell'Europa, il sigillo definitivo (dopo l'arrivo di CR7) che la Juventus fosse insieme a Bayern, Real e Barcellona, il simbolo del calcio che conta.

Guardiola non è arrivato. E da allora si è cominciato a prendere strade di ripiego. In un crescendo di imbarazzanti errori di prospettiva, in cui l'ultimo sbaglio era la diretta conseguenza di quello precedente.

Sarri è stato l'errore più grande commesso dal duo Paratici-Nedved. Sembrerebbe una scelta non avallata da Agnelli. Non sapremo mai la verità. Ma è sicuro che sia stato un errore. Preso come ripiego di Guardiola, la scelta viene fatta perchè trapela la voglia di cambiare gioco, di riuscire a divertire anzichè solo vincere. E' il rinnegare quello che si era fatto fino a quel momento.

Sarri non ha particolari colpe. Era solo l'uomo sbagliato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Non ha particolari colpe. Sarri ha fatto il Sarri. Niente più e niente meno. Non aveva il tempo di poter costruire la "sua" squadra (a volte ci vogliono anni) e non aveva i giocatori affini al suo progetto. Ha mandato via giocatori che potevano tornare utili e di certo non è stato quel modello di allenatore che tiene unito lo spogliatoio. Sarri può allenare una grande squadra fatta di campioni? Io penso proprio di no. Non in una piazza come la Juve. Non se sei stato il paladino dei nemici della juventinità, l'esatto esempio del contrario dello stile "Juve".

Già da qualche anno le campagne acquisti si facevano con un occhio sempre più attento ai bilanci e alle plusvalenze piuttosto che alla ricerca di giovani da far crescere e individualità coerenti con il progetto.

E' l'epoca dei parametri zero. Giocatori a fine contratto, con un presente non sempre all'altezza del loro valore presunto. Parametri zero che costano tantissimo come ingaggio ma che non rendono ciò che ci si aspetta.

E' l'epoca del compro carissimo e vendo a poco perchè l'importante è abbassare un monte ingaggi che si innalza pericolosamente senza motivi. Se analizziamo alcuni stipendi rimaniamo inorriditi. Un Rugani di turno o un Bernardeschi di turno prendono 4 milioni netti a stagione. 4 milioni. Di che parliamo. 

E' la fine di un ciclo. Avvenuto veramente nel peggiore dei modi. C'è tempo per risalire la classifica e riuscire a riqualificarsi in Champions ma la paura più grande ora non è neppure di non qualificarsi fra le prime 4. La paura è di perdere tutto. Tutto il lavoro fatto finora. 

A breve Ronaldo andrà via. Io credo già questa estate. Perchè è evidente non voglia più rimanere in una squadra che mostra crepe in ogni dove. Come fame di vittorie, voglia, programmazione. In cui sembra si viva alla giornata.

La Juventus di ora sembra l'impero romano alla fine dei suoi giorni. Fragile, pronto a cadere sotto i colpi delle giovani popolazioni barbare, beandosi dei tempi gloriosi andati che non ci sono più.

CR7 andrà via perchè non lo puoi tenere fino a fine contratto. Costa troppo e se non rinnova, tanto vale venderlo ora per recuperare 30 o 40 milioni di euro. Vari giocatori simbolo di quella Juve che fu andranno via: Chiellini sicuro, forse Buffon, forse Dybala.

Io credo che quello che debba andar via sia Paratici e altri dello staff dirigenziale. Si deve ripartire con una programmazione. Non più vecchi alla fine del proprio percorso ma un mix di gioventù ed esperienza. Con giocatori acquistati per giocare nel loro ruolo.
O vogliamo continuare con gli esperimenti? Bernardeschi terzino, Bentancur playmaker, Kulusesvki attaccante, Ramsey esterno, Danilo centrocampista...... Vogliamo continuare con queste assurdità? Con una rosa con 2 soli attaccanti di ruolo disponibili per mesi? Con dodicimila esterni e nessun centrale di centrocampo se non Arthur che dice che preferisce giocare mezz'ala?

Ci vuole uno zoccolo duro di giocatori italiani che ricevano dai "vecchi" l'impronta dell'identità di squadra. E che la trasmettano. Ci vogliono giocatori affamati (l'esempio è CHIESA) e volenterosi. Ci vuole una pressione su lega e FIGC affinchè diminuiscano le partite ufficiali e si possa avere il tempo per allenarsi come si deve. E non si facciano più i tour promozionali a luglio e agosto e si ritorni alla buona e vecchia preparazione pre-campionato.
E soprattutto si spingano i giocatori a prendersi le loro responsabilità. A giocare sapendo che i soldi che si ricevono vanno guadagnati.

Io avrei tolto i guadagni stellari che hanno e li avrei parametrati ai risultati. Un compenso fisso e il resto ancorato a minutaggio, presenze e risultati, ruolo per ruolo. Basterebbe dare un tot di soldi per ogni valutazione media dei principali giornali. E' un criterio. Ma porterebbe i giocatori a capire che occorre giocare. E magari perdere, ma con onore.

Ora stiamo perdendo. E continueremo a farlo. Da qui fino alla fine del campionato. Perchè il re è nudo. E tutti ora giocheranno consapevoli che è in arrivo la rifondazione. Molti di quelli che giocano ora andranno via. E le motivazioni scompariranno e l'unità di squadra pure.

NOn credo andremo in Champions. Non credo vinceremo la coppa Italia. Lo scudetto è già andato.

E se non mandiamo via Paratici e soci, penso che ci vorranno di nuovo altri 4 o 5 anni prima di riprendersi.

Forza Juve, fino alla fine.

mercoledì 10 marzo 2021

Fine percorso Champions, usciamo con il Porto: un esame delle motivazioni

Ed eccoci qui, di nuovo fuori dalla Champions per l'ennesimo anno, battuti non da un colosso o da una delle squadre regine del calcio europeo ma dalla solita (succede per il terzo anno consecutivo) out-siders sottovalutata.

Quest'anno è il Porto a darci il foglio di via con una doppia prestazione (andata + ritorno) in cui alla fine bisogna ammettere che si sono guadagnati onestamente il passaggio del turno.

Adesso, come è giusto, inizieranno i processi. E penso che mai come quest'anno è giusto che siano severi e che il giudizio alla fine sia duro, senza scusanti. Da parte mia, onestamente, questo è lo stato d'animo.

E a fianco alla ovvia rabbia da tifoso per una sconfitta, vi è anche una analisi che parte dalle ultime 2/3 stagioni e che prosegue fino all'epilogo di ieri. Che altro non è che la somma di tutto il patrimonio accumulato in anni che è stato sperperato, nello specifico, da gennaio/febbraio dell'anno scorso a oggi.
Che poi questo coincida con l'avvento della pandemia covid e tutto ciò che ne è conseguito, è una coincidenza.

I cicli vittoriosi nascono e finiscono. Secondo me questa sconfitta segna la definitiva e totale fine del ciclo di vittorie iniziata nel 2011 con Conte. 10 anni di successi, di vittorie, di una identità vincente che faceva piacere anche quando le partite le perdevi. E di partite importanti ne abbiamo perse, soprattutto in Champions.

Ma ci sta. La Champions League la vince ogni anno SOLO una squadra. Fra decine di squadre attrezzate e piene di campioni. Vincere la Champions non è una passeggiata e non vincerla non è automaticamente sinonimo di disastro. Puoi arrivare in finale e perderla (successo 2 volte), puoi uscire ai quarti o alle semifinali con squadre alla tua pari o superiori. Ci sta.

Purtroppo ci sta che ogni tanto ci sia anche uno scivolone. Ogni tanto. 

Ci sta che i cicli vincenti finiscano. Dobbiamo arrenderci alla cosa. Non perchè non si potesse fare meglio e rifondare la squadra e continuare. Si poteva. Ma manca il "fosforo", manca l'energia, manca il cuore. E quindi, se questi elementi mancano, significa che quell'equilibrio fatto di dirigenza+allenatore+giocatori si è dis-allineato e non è più un corpo unico.

La fine del ciclo vincente, è arrivato proprio nel momento in cui la Juventus aveva fatto il suo salto di qualità, passando da essere una delle buone squadre d'Europa ad una delle 5/6 squadre TOP europee e forse mondiali.
La fine del ciclo vincente è iniziato quando la squadra ha accolto nel suo grembo il campione assoluto, l'alieno, il top dei top (insieme a Messi) di tutti i giocatori, mister CR7 Cristiano Ronaldo. Questo è evidente guardandosi indietro.

E non per colpa dell'asso portoghese, sia ovvio. Perchè Ronaldo ha portato la Juve nelle stelle ed è stato un acquisto favoloso. Da tutti i punti di vista. Favoloso in campo per il rendimento assurdo, per la leadership. Favoloso fuori dal campo per l'immagine che ha dato alla Juventus nel mondo. Il top dei top che gioca in una squadra top.

Ma il ciclo vincente è iniziato li perchè li si è spezzato quel patto fra galantuomini che aveva legato Agnelli a Nedved a Marotta a Paratici. Quei 4 erano stati l'anima, il cuore, gli occhi e il cervello della squadra. C'era tutto. Pianificazione e temerarietà. Identità e strategia.

Qualcosa si è rotto e con l'addio di Marotta e l'ascensione a pieni poteri di Paratici, è finito il ciclo vincente. Non perchè sia tutta colpa di Paratici. Non intendiamo dire questo. Se Paratici è diventato il Direttore Sportivo e ha sbagliato, hanno sbagliato anche quelli che lo hanno messo li. O quelli che non lo hanno sollevato dal posto quando ci si è accorti che la china stava prendendo una brutta piega.

La squadra è cresciuta anno dopo anno. Acquisti per lo più giusti e strategia di crescita. Fino al 2018. Il problema in quell'estate non è stato l'acquisto molto oneroso di CR7. E' stato un azzardo ma calcisticamente ci stava. Il problema sono state altre scelte.

La Juventus aveva una identità. Base italiana, mentalità vincente che veniva trasmessa dai "vecchi" ai nuovi arrivati, gioco basato sulla aggressività mentale prima ancora che calcistica. I massimi esempi di questo modo di giocare e di vivere la juventinità sono stati Chiellini, Buffon, Vidal, Tevez, Marchisio, Mandzukic, Pirlo giocatore. Giusto per fare degli esempi. 

Giocatori così così, in quel contesto diventavano campioni. Gli esempi si sprecano: Pepe, Giaccherini, Matri o addirittura Padoin.

La ricerca forsennata e quasi autistica dei colpi di mercato a parametro zero e la ricerca compulsiva delle plusvalenze di bilancio e dei giochi di mercato (non si sa quante volte per favorire le commissioni di questo o quell'agente) ha spostato troppo l'attenzione da uno sviluppo di idea tattica e agonistica alla creazione di un puzzle di giocatori spesso senza un filologico coerente.
Soprattutto coerente con le scelte generali o quelle specifiche dell'allenatore di turno.

Così è stato mandato via Allegri perchè non più idoneo ad un ulteriore salto di qualità, soprattutto nell'assumere un atteggiamento di gioco di tipo "europeo", e preso Sarri pur mantenendo gli stessi giocatori a disposizione. Tra l'altro prendendo un allenatore solo teoricamente giusto per la Juve, mentre un esame concreto mostrava fin da subito che la storia recente del tecnico toscano era inconciliabile con l'ambiente e lo stile Juve. Solo un direttore generale sotto l'effetto di stupefacenti o in un momento di follia poteva pensare che Sarri potesse essere l'allenatore giusto per la Juve.

La struttura era già compromessa e logora e con l'arrivo di Sarri si è cominciato a smontare un giocattolo che funzionava. Sono arrivati giocatori non idonei al progetto sarriano e sebbene io non sia mai stato un estimatore di Sarri allenatore (nè sul campo nè tantomeno fuori del campo, per me inaccettabile), si è imboccata una brutta strada. Che in effetti si era interrotta già a metà anno con un allenatore che lo spogliatoio non seguiva, con mille equivoci tattici, mille compromessi nella scelta dei giocatori.
Gli errori di Paratici sono stati molti. Troppi. Tutti sbagliano. Marotta ha sbagliato. Ha comprato giocatori che hanno fatto flop. Ma Paratici, a fronte di un grande colpo (Ronaldo) nè ha imbroccati troppi sbagliati.
In entrata e soprattutto in uscita.
Vogliamo parlare di Emre Can e Madzukic mandati via a zero? E Higuan? E Matuidi? E Khedira?
Vogliamo parlare di talenti svenduti a niente come Kean oppure Coman? Oppure talenti puri come Cancelo?
Vogliamo parlare di errori clamorosi come Bernardeschi, Rugani o Rabiot?

Non tanto per le cifre (anche quello perchè Bernardeschi a 40 milioni non si può sentire.....) ma per gli ingaggi. La Juve ha il monte ingaggi più alto della serie A e tra i più alti d'Europa. E alla fine ha dei giocatori che non meritano quegli ingaggi. 7 milioni a Rabiot o 7 milioni a Ramsey. Scherziamo? E la valutazione di Arthur? Ma può essere ritenuta credibile? Assolutamente no, semplicemente un gioco contabile. E un giocatore acquistato per far equilibrare i bilanci.

Alla fine la squadra di quest'anno è stata fin da subito un accozzaglia di vorrei ma non posso con limiti notevoli nell'equilibrio dei reparti. Fortissimi in centro alla difesa ma incredibilmente limitati sulle fasce laterali basse, con 1 solo terzino destro e un solo terzino sinistro di ruolo.
Nessun reale play basso e assolutamente nessuna soluzione di riserva come leader di centrocampo. 
Un sacco di doppioni come mezze ali o esterni di attacco (Bernardeschi, Kulusevski, Chiesa e lo scomparso Dybala) e un solo attaccante di ruolo e di peso (Morata). Uno solo.

Elencare gli errori tattici sarebbe un gioco al massacro e ci fermiamo qui. Se a questo ci aggiungiamo la scelta di Pirlo come allenatore, che io ho condiviso e comunque condivido, il quadro è completo. Perchè Pirlo è secondo me destinato a essere un grande allenatore ma onestamente non so se in questo momento fosse la scelta migliore per guidare la Juve in un momento così delicato. In cui ci sono tanti forse e incertezze e così poche certezze.

Tanti, tantissimi giovani ma anche tantissimi equivoci tattici. Dove gioca Bernardeschi? E Kulusevski? 

La partita di ieri è stata un disastro nato già all'andata. In cui la fragilità morale della squadra ha mostrato tutti i suoi evidenti limiti. Limiti che erano apparsi più e più volte e che dovevano far capire a tutti, dall'allenatore (che forse sotto sotto sapeva) ai tifosi che quest'anno era meglio mettersi l'animo in pace. Sconfitte disastrose in casa come la Fiorentina, pareggi assurdi contro Crotone e Benevento, naufragio con l'Inter in campionato, sconfitte come contro il Napoli e poi l'atteggiamento svagato e quasi rassegnato con il Porto all'andata.

Ero fiducioso che al ritorno avremmo fatto goal ma la realtà è che la squadra non ha mai avuto un gioco fluido e che i limiti caratteriale erano evidenti. Sabato con la Lazio l'abbiamo recuperata ma è nata nello stesso modo.

Ieri non è colpa di Demiral (anche sua certa) e di un rigore che si poteva evitare. La responsabilità è stata di un gruppo di 11 giocatori che nel primo tempo non sapevano cosa fare, come se non avessero preparato la reazione in caso di goal subito. Alla fine poteva succedere. E infatti recuperare due era possibile ed è stato possibile. Ma, evidentemente, prima o poi paghi pegno perchè se la testa non va, non vanno neanche le gambe.

Ieri non è questione di giocatori stanchi o cose simili. Farò un pagellone su questa partita perchè voglio esprimere il mio dissenso. Ronaldo visto ieri si vede già che non è più un giocatore che si sente juventino. Non è possibile. E' anche lui rassegnato. Ieri era da voto 5 in pagella a essere buono, inesistente.

Lo stesso Pirlo, merita un 4 per come ha preparato la gara e per come ha motivato i giocatori. Che doveva scendere in campo e massacrare gli avversari. A livello di intensità, a livello di personalità. 

Non c'è un giocatore (a parte Chiesa o Cuadrado) che ogni tanto non cerchino il gesto tecnico individuale e l'uno contro uno. Gli altri timbrano il cartellino. Alcuni (Rabiot, ieri anche Arthur, Alex Sandro, etc..) in un modo irritante e compassato da far paura.

Siamo fuori. Ci sta. Però non è accettabile uscir fuori con la peggiore delle 16 in lizza o una delle peggiori. Significa che 7-8 anni di percorso di costruzione Champions non sono serviti a niente. E non è un caso che negli ultimi 3 anni siamo usciti con squadre di seconda fascia.

Detto questo forza Juve ma non più, fino a fine stagione, questa Juve. Perchè questa squadra non è neanche all'altezza di lucidare le scarpe alla Juve che negli ultimi 8-9 anni ha DOMINATO in Italia e si è fatta apprezzare e rispettare in Europa.

martedì 9 marzo 2021

Come ci presentiamo al ritorno degli ottavi con il Porto dopo la vittoria con la Lazio?

Questi ultimi giorni mi sono occupato di miglioramento personale e quindi ho avuto pochissimo tempo di interagire sui miei blog.

Ho comunque visto sabato la partita della Vecchia Signora in cui abbiamo matato i biancocelesti di Roma per 3 a 1.

Che partita è stata? Una partita con un ottimo risultato, grande iniezione di fiducia e sicuramente una prestazione in alcuni tratti della gara veramente all'altezza delle potenzialità enormi che questa squadra potrebbe sviluppare e non sempre fa.

Ma allo stesso tempo una partita che ha mostrato anche le fragilità e i punti deboli della Juventus. Che ormai appaiono chiari come il sole e forse, osservo in modo prudente, anche inevitabilmente legati al progetto stesso. A cosa mi riferisco? Al fatto che l'iniezione massiccia in questo ultimi 2 anni di nuovi giovani giocatori, con un abbassamento importante dell'età media della rosa, non possa prescindere dalla perdita di quella stabilità gestionale di ogni momento della partita.

La gioventù e il talento portano a grande energia e prospettiva futura. Ma se il talento può esserci anche a 18 o a 20 anni (Mbappè, Messi e Ronaldo docet), è sicuramente molto più difficile che ad una giovane età ci sia la maturità e l'esperienza della gestione dei vari momenti della partita.

La gioventù porta, quasi come legge inesorabile, la possibilità a commettere errori veniali. Errori che (vedi l'andata con il Porto) poi pesano tantissimo sulle gare ma che sono (appunto) inevitabili se si schierano in campo tanti giovanotti di belle speranze tutti insieme.

Questo non vuole essere una giustificazione agli errori. Solo una comprensione. Sabato l'approccio alla partita nei primi minuti è stato, come spesso è successo, non all'altezza del livello di concentrazione necessario per vincere e dominare le partite. Questa volta è toccato a Kulusesvki regalare un pallone sanguinoso e spianare la strada a Correa affinchè ci infilzasse con un contropiede fulmineo gestito e concluso in modo magistrale.

Come detto, non è tutta colpa del biondino svedese. Lui ha commesso l'errore, è vero ma è la squadra che una volta ancora è entrata in campo senza il giusto piglio. Questione di maturità? Forse.

Sta di fatto che sabato la abbiamo ribaltata e questo spiana la strada a replicare la cosa questa sera.
La Juventus ribalterà il risultato con il Porto in Champions? Potrebbe. Ci sono tutti i presupposti. 

Mentali (alto morale dopo sabato), fisici (prova soddisfacente da un punto di vista agonistico, di rosa (grandi e importanti rientri) e numerici (il 2:1 dell'andata può essere ribaltato con un semplice 1 a zero, quindi niente di numericamente complicato). Si può fare e io penso succederà.

Questo non significa che non ci siano le incognite. La più importante non dipende da cosa il Porto farà ma da quanto ci sarà la giusta "cattiveria" agonistica. Se scendiamo in campo leggeri sarà un disastro. Se scendiamo in campo concentrati, calmi ma aggressivi e cattivi ce la faremo.

Quindi a stasera e ci vedremo domani per sentenziare come è andata.

Fino alla fine.

lunedì 1 marzo 2021

La Juventus perde altri due punti dall'Inter: analisi tattica dei problemi in rosa, la panchina lunga funziona?

Mi ricordo che quando ero ragazzo e (facevo finta) giocavo a calcio, si cominciava a discutere del concetto di panchina lunga e panchina corta.

Io in questi giorni ho avuto vari appunti di lavoro e sabato un meeting di lavoro è finito per oltre le 21 di sera, impedendomi di fatto di seguire la partita dei bianconeri.

Che in campionato incocciano nuovamente in uno sterile pareggio e vedono l'Inter (e con essa lo scudetto) allontanarsi sempre più. 
Ora i punti di distacco sono ben 10. E sebbene ci sia sempre una partita da recuperare, che con una vittoria, ridurrebbe il distacco a 7 punti, ciò non toglie che ora il distacco sia effettivamente in doppia cifra.

Una enormità da recuperare. Una distanza talmente grande che si può immaginare che solo la squadra milanese di proprietà cinese possa perdere lo scudetto. Se loro continuano a macinare vittorie, la rimonta sarà impossibile.

Perchè abbiamo iniziato a parlare di panchina lunga e panchina corta? Perchè non avendo visto la partita possiamo fare solo delle considerazioni sulle assenze di sabato scorso e quindi anche dei sostituti all'altezza.

Il dibattito panchina lunga e panchina corta, nei decenni precedenti non esisteva nel calcio. Le squadre scendevano in campo in 16, di cui 11 titolari e 5 riserve. Fino agli anni '80 vi era la possibilità di fare 2 sostituzioni (+ eventualmente il portiere), dopo questo numero salì a 3 ma rimaneva sempre la forma mentale che fosse la squadra che scendeva in campo a decidere sull'andamento della partita.

Avere tanti giocatori in rosa ha un fondamentale problema: i giocatori vogliono sempre giocare.
E quando non giocano diventano irrequieti e portano disturbo nella squadra. Questo accade sempre a meno di 2 possibilità ben specifiche e note. Ovvero:

1. Il giocatore che va in panchina o tribuna è un giovane di belle speranze che accetta di buon grado la panchina perchè sta facendo gavetta. Sa che per lui ci sarà uno scampolo di partita e quindi cerca di massimizzare la sua esperienza. Sapendo che è già un ottimo traguardo entrare in prima squadra e giocare, ringrazia e non crea turbamenti.

2. Il giocatore che va in panchina o tribuna è un gregario a cui è stato spiegato fin da subito quale sia il suo ruolo. Può essere un giocatore con qualità sufficienti ma consapevole di non essere una prima scelta. O per fattori fisici o più spesso per età o per qualità complessiva. Il giocatore sa quale è il suo apporto, gioca quando questo serve alla squadra, ringrazia e non crea turbamenti.

In questi due casi, avere una panchina lunga è una buona cosa. Perchè è un valore aggiunto. Ma quando chi va in panchina non ricade in una di queste 2 categorie, sorgono i problemi.

Problemi che infatti si sono acuiti con il passare degli anni e la continua richiesta, soprattutto alle squadre di prima fascia, di giocare una quantità di partite sempre maggiori e a distanze ravvicinate. Con conseguente aumento degli infortuni. Per stanchezza e per mancanza di corretto allenamento.
Ecco perchè nascono le panchine lunghe fatte di ottimi giocatori. Si sente dire in giro che chi aspira a vincere lo scudetto e le coppe, deve avere 2 squadre potenzialmente vincente e non più UNA BUONA SQUADRA CON CAMPIONI CHE GIOCANO E BUONE RISERVE.

Nessuno dice che i campioni debbano essere 11 contati. Possono anche essere 12 o 13 o giù di li. Ma avere 20-22 giocatori potenzialmente titolari come si può pensare che non crei un problema ad un allenatore?
E anche qui, il solito luogo comune "E' meglio per un allenatore avere un problema di abbondanza di scelte che di scarsità di giocatori fra cui scegliere". Io non sono d'accordo. Non completamente. Perchè quello è il ruolo di un selezionatore. Come ad esempio di una nazionale. Sceglie i giocatori e deve avere una pluralità di scelte.
Ma un conto è allenare e un conto è selezionare. Quando hai un continuo cambiamento dell'intelaiatura della squadra e quindi non c'è quello zoccolo duro che sai essere la squadra titolare (su cui poi eventualmente apporti delle varianti con i dovuti innesti.....), chi ne soffre è proprio l'identità di squadra. Sono gli automatismi che si creano con la continuità di gioco.

Cosa sono i famosi schemi di cui spesso di parla indicando i bravi allenatori? Cosa sono? Formule matematiche? Intuizioni geniali del coach? Macchè.
Sono gli automatismi che diventano sempre più perfetti fra giocatori che imparano a giocare insieme partita dopo partita. Ovviamente su delle indicazioni di gioco ma solo su accenni tattici.

Il calcio è in se molto semplice.

Tutto questo discorso per dire che la Juventus sta perdendo punti per strada per molteplici ragioni. Ha tanti giocatori validi ma probabilmente non sono amalgamati come dovrebbero. E la carenza di allenamenti specifici non fa che peggiorare le cose. E la presenza di un virus come il covid ad aggiungersi ai numerosi infortuni completa il quadro.
Forse la Juve più di così in questa situazione non può fare.

Se aggiungi che mancano dei tasselli importanti nella rosa (due difensori laterali in più di spessore, uno a destra e uno a sinistra + un centrocampista di qualità vicino alle punte con capacità di interdizione) il quadro è veramente completo.
Questa non è una scusante per mister Pirlo, il quale ha fatto i suoi errori. Ma questo ci poteva e ci può stare. Il dito è puntato ai responsabili dell'area tecnica, che a tavolino dovevano prendere in considerazione queste cose. A nulla serve giustificarsi o nascondersi dietro le assenze.

Forza Juve, fino alla fine.