Mi ricordo che quando ero ragazzo e (facevo finta) giocavo a calcio, si cominciava a discutere del concetto di panchina lunga e panchina corta.
Io in questi giorni ho avuto vari appunti di lavoro e sabato un meeting di lavoro è finito per oltre le 21 di sera, impedendomi di fatto di seguire la partita dei bianconeri.
Che in campionato incocciano nuovamente in uno sterile pareggio e vedono l'Inter (e con essa lo scudetto) allontanarsi sempre più.
Ora i punti di distacco sono ben 10. E sebbene ci sia sempre una partita da recuperare, che con una vittoria, ridurrebbe il distacco a 7 punti, ciò non toglie che ora il distacco sia effettivamente in doppia cifra.
Una enormità da recuperare. Una distanza talmente grande che si può immaginare che solo la squadra milanese di proprietà cinese possa perdere lo scudetto. Se loro continuano a macinare vittorie, la rimonta sarà impossibile.
Perchè abbiamo iniziato a parlare di panchina lunga e panchina corta? Perchè non avendo visto la partita possiamo fare solo delle considerazioni sulle assenze di sabato scorso e quindi anche dei sostituti all'altezza.
Il dibattito panchina lunga e panchina corta, nei decenni precedenti non esisteva nel calcio. Le squadre scendevano in campo in 16, di cui 11 titolari e 5 riserve. Fino agli anni '80 vi era la possibilità di fare 2 sostituzioni (+ eventualmente il portiere), dopo questo numero salì a 3 ma rimaneva sempre la forma mentale che fosse la squadra che scendeva in campo a decidere sull'andamento della partita.
Avere tanti giocatori in rosa ha un fondamentale problema: i giocatori vogliono sempre giocare.
E quando non giocano diventano irrequieti e portano disturbo nella squadra. Questo accade sempre a meno di 2 possibilità ben specifiche e note. Ovvero:
1. Il giocatore che va in panchina o tribuna è un giovane di belle speranze che accetta di buon grado la panchina perchè sta facendo gavetta. Sa che per lui ci sarà uno scampolo di partita e quindi cerca di massimizzare la sua esperienza. Sapendo che è già un ottimo traguardo entrare in prima squadra e giocare, ringrazia e non crea turbamenti.
2. Il giocatore che va in panchina o tribuna è un gregario a cui è stato spiegato fin da subito quale sia il suo ruolo. Può essere un giocatore con qualità sufficienti ma consapevole di non essere una prima scelta. O per fattori fisici o più spesso per età o per qualità complessiva. Il giocatore sa quale è il suo apporto, gioca quando questo serve alla squadra, ringrazia e non crea turbamenti.
In questi due casi, avere una panchina lunga è una buona cosa. Perchè è un valore aggiunto. Ma quando chi va in panchina non ricade in una di queste 2 categorie, sorgono i problemi.
Problemi che infatti si sono acuiti con il passare degli anni e la continua richiesta, soprattutto alle squadre di prima fascia, di giocare una quantità di partite sempre maggiori e a distanze ravvicinate. Con conseguente aumento degli infortuni. Per stanchezza e per mancanza di corretto allenamento.
Ecco perchè nascono le panchine lunghe fatte di ottimi giocatori. Si sente dire in giro che chi aspira a vincere lo scudetto e le coppe, deve avere 2 squadre potenzialmente vincente e non più UNA BUONA SQUADRA CON CAMPIONI CHE GIOCANO E BUONE RISERVE.
Nessuno dice che i campioni debbano essere 11 contati. Possono anche essere 12 o 13 o giù di li. Ma avere 20-22 giocatori potenzialmente titolari come si può pensare che non crei un problema ad un allenatore?
E anche qui, il solito luogo comune "E' meglio per un allenatore avere un problema di abbondanza di scelte che di scarsità di giocatori fra cui scegliere". Io non sono d'accordo. Non completamente. Perchè quello è il ruolo di un selezionatore. Come ad esempio di una nazionale. Sceglie i giocatori e deve avere una pluralità di scelte.
Ma un conto è allenare e un conto è selezionare. Quando hai un continuo cambiamento dell'intelaiatura della squadra e quindi non c'è quello zoccolo duro che sai essere la squadra titolare (su cui poi eventualmente apporti delle varianti con i dovuti innesti.....), chi ne soffre è proprio l'identità di squadra. Sono gli automatismi che si creano con la continuità di gioco.
Cosa sono i famosi schemi di cui spesso di parla indicando i bravi allenatori? Cosa sono? Formule matematiche? Intuizioni geniali del coach? Macchè.
Sono gli automatismi che diventano sempre più perfetti fra giocatori che imparano a giocare insieme partita dopo partita. Ovviamente su delle indicazioni di gioco ma solo su accenni tattici.
Il calcio è in se molto semplice.
Tutto questo discorso per dire che la Juventus sta perdendo punti per strada per molteplici ragioni. Ha tanti giocatori validi ma probabilmente non sono amalgamati come dovrebbero. E la carenza di allenamenti specifici non fa che peggiorare le cose. E la presenza di un virus come il covid ad aggiungersi ai numerosi infortuni completa il quadro.
Forse la Juve più di così in questa situazione non può fare.
Se aggiungi che mancano dei tasselli importanti nella rosa (due difensori laterali in più di spessore, uno a destra e uno a sinistra + un centrocampista di qualità vicino alle punte con capacità di interdizione) il quadro è veramente completo.
Questa non è una scusante per mister Pirlo, il quale ha fatto i suoi errori. Ma questo ci poteva e ci può stare. Il dito è puntato ai responsabili dell'area tecnica, che a tavolino dovevano prendere in considerazione queste cose. A nulla serve giustificarsi o nascondersi dietro le assenze.
Forza Juve, fino alla fine.
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