martedì 20 agosto 2013

L'intensità di gioco

L'intensità di gioco è la nuova frontiera delle armi per vincere le partite.
Antonio Conte lo sa e lo ha capito.
Non che questa strategia sia qualcosa di scovato 1000 km sotto il mare o sul lato opposto della luna.

In realtà è qualcosa che quasi tutti gli allenatori sanno e che vorrebbero mettere in atto nelle loro squadre.
Allora cosa cambia?

Cambia l'enfasi.

L'enfasi è l'accento e la sottolineazione del grado di importanza di una cosa.
Se un allenatore mette enfasi sull'intensità di gioco da una priorità ai suoi giocatori.
Vuol dire che allenerà la squadra in direzione di avere una notevole intensità di gioco. Vuol dire che l'intera società si strutturerà in questa direzione.
Il che significa anche che prenderà i giocatori adatti per questa visione delle cose.
Comprare un Antonio Cassano (faccio un nome per esempio) per poi aspettarsi che svilupperà intensità di gioco è perlomeno fuorviante. Non lo farà. Non lo farà perchè non è nelle sue corde, non è sua abitudine e perchè non ha una personalità in grado di farsi modellare. Il che non è un complimento, per chi pensasse lo sia (pensiamo che la personalità forte si mostri nella vita e non facendo il testardo o l'anarchico in campo o negli spogliatoi!).

La Juventus ha vinto 2 scudetti basandosi sull'intensità di gioco. In particolare il primo anno, in cui c'era tutto il tempo di preparare le partite durante la settimana, era qualcosa di incredibile. Non avevo mai visto niente del genere. Le altre squadre venivano "sbranate".
E per chi non ricorda, dia uno sguardo mentale alla partita di domenica scorsa con la Lazio.
E mettiamo anche in conto che la tenuta atletica non era ancora al top.

Ecco perchè Antonio Conte urla e urla e urla e sbraita e si contorce tarantolato.
Perchè è un modo per pungolare i suoi giocatori a che non abbassino mai quella tensione agonistica che porta all'intensità di gioco.
Che altro non significa che "fare le stesse cose più velocemente e con più ritmo".
Condite con l'armonia di fare i movimenti tutti insieme. Il che moltiplica gli sforzi individuali all'ennesima potenza.
Prendiamo il pressing sui costruttori gioco altrui. Se solo un giocatore va in pressing è spacciato.
Gli avversari fanno torello, fanno girare la palla e chi va in pressing finisce presto la benzina. Avendo sprecato energie per niente.
Ma se gli attaccanti pressano i difensori che escono con la palla, se i centrocampisti pressano e i difensori pressano tutti insieme, tutti con forza e intensità allora l'altra squadra viene stritolata.

Poi ci sono le individualità e i talenti. Ma il calcio è un gioco di squadra e a parte rarissime eccezioni (leggasi Maradona dei mondiali messicani) un individuo non può sovvertire l'esito di un incontro.
E chiunque dica il contrario, provi a mettere un Leo Messi a giocare quest'anno nel Livorno (ne cito uno a caso). Oppure immaginiamo un Cristiano Ronaldo nel Pescara dell'anno scorso.
Che sarebbe successo? Sicuramente un CR7 qualche goal l'avrebbe fatto ma credetemi, il Pescara non si sarebbe salvato, non avrebbe fatto molti più punti di quelli che ha fatto. 
Perchè un giocatore può fare la differenza, è ovvio. Ma se gioca in una buona squadra.
O meglio tutti i giocatori apportano qualcosa alla squadra. Ma se giochi in una squadra veramente non all'altezza la presenza di un solo grande campione non muterà di molto i risultati che si possono ottenere.
Diverso è se una squadra necessità dell'acuto o del talento per farle fare il salto di qualità.
Se mandate ora Leo Messi al Milan, all'Inter o alla Roma questo farà innalzare ripidamente le quotazioni. Ma parliamo di squadre che se non fortissime sono comunque buone squadre con signori giocatori.

In ogni caso, il lavoro di Conte sembra indirizzato ad avere nuovamente una Juventus ad alta intensità. E se questo riuscirà ad avvenire anche in Champions, con un pizzico di tasso tecnico in più (leggasi Llorente - Tevez e chissà se arriva qualcun altro) forse si può aspirare a cullare qualche sogno finale.

Messi e CR7 permettendo.
Forza Juventus.

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